Intervista di Alex Capuozzo a Nunzia Gionfriddo autrice del libro "Sopravvissuti" edizioni Kairos
Intervista scritta e realizzata da Alex Capuozzo.
Il Dopoguerra si presenta ostile con i “sopravvissuti” delle Quattro Giornate. Specie con Beppe, rimasto gravemente ferito dagli scontri. Mentre egli giace in ospedale, continuano a vivere alla Sanità la moglie e i due figli, di cui il maggiore è costretto per fame a fare il contrabbandiere e il minore studia per diventare medico. Beppe Barone è stato uno dei superstiti della sommossa, assieme a una popolazione che ha coraggiosamente cacciato gli uomini di Hitler con le armi e che però, alla fine, ha dimenticato la dignità e l’onore, riducendosi a vendere la pelle agli americani per poche amlire. La città, prostrata dalla miseria, affronta con entusiasmo il boom economico degli anni Cinquanta in una Italia che ha tentato di emergere dal disastro di una guerra perduta, dalla povertà, dall’influenza delle mafie e dalle mortali pandemie del ’57 e del ’68. Napoli, in una repubblica appena costituita, diviene simbolo di città dimenticate, abbandonate a poteri leciti e illeciti. La seconda generazione del dopo conflitto è quella dei figli dei “sopravvissuti”, Maria, Enzina, Totonno, Ciruzzo e Rosetta, ai quali si aggiunge un rampollo della borghesia napoletana, Lucio, in contrasto con la famiglia di origine. I ragazzi crescono nel progresso economico in un sistema governativo incapace di venire incontro alle esigenze delle masse e degli operai e a una scuola selettiva. I giovani entrano negli anni Sessanta con la voglia di rinnovare la politica e la morale arcaica dei genitori, irrompendo nel Sessantotto con tutte le sue meraviglie e le sue contraddizioni.
In questo volume, emergono tanti sopravvissuti. “Sopravvissuta è la moglie del postino, Assuntina”, spiega l’autrice, “nonostante i lupi abbiano divorato il figlio maggiore. Sopravvissuta è Ninetta, a cui i tedeschi hanno ammazzato il compagno, ma che continua a lottare per la libertà propria e di quella delle donne scampate agli stupri dei vincitori. Sopravvissute sono Maria, Enzina e Rosetta che, figlie della violenza di ogni tipo, lottano per un mondo libero da differenze economiche e sociali. Sopravvissuti sono Totonno, costretto a emigrare sotto i colpi di un governo che non sa difenderlo dalla camorra; il fratello Ciruzzo che deve lottare contro ingiustizie sociali per diventare un medico”.
In questo romanzo la parola “sopravvissuto” s’impreziosisce di ulteriore accezione che è quella della resistenza, “nel coraggio delle donne a rivendicare la libertà di pensiero, la parità di sesso e di costumi”. E sta nelle femmine napoletane degli anni Cinquanta e Sessanta che diventano “icone di un manifesto che intreccia in una ‘social catena’ le mani di colore diverso di tutte le oppresse del mondo”.
L’AUTRICE
Nunzia Gionfriddo è una scrittrice napoletana che negli ultimi anni si è dedicata alla stesura di romanzi dei quali Chiocciole vagabonde è stato il primo, pubblicato nel 2013, a cui ha fatto seguito Raccontami la mia storia, Robin Editore 2015 e per la narrativa storica Gli angeli del rione Sanità, Kairos Edizioni 2017 e Cioccolata calda per due nel 2019. Tutte opere premiate da numerose giurie nazionali e internazionali, in particolare Cioccolata calda per due, vincitore del Premio Milano International, grazie al quale si è guadagnato la pubblicazione con la casa editrice Pegasus diretta da Roberto Sarra, edizione poco pubblicizzata a causa dell’interruzione di tutte le attività culturali dovuta alla pandemia da Covid 19. È del 2021 il romanzo Scrivere di donne – Racconti inediti di Anna Maria Ackermann, Homo Scrivens Edizioni. Il romanzo storico Cioccolata calda per due ha avuto una fortunata seconda edizione (Phoenix Publishing) nel gennaio 2022 ampliata e arricchita di foto storiche inerenti al drammatico periodo delle foibe e all’assedio di Sarajevo durante la guerra serbo-bosniaca e con cui ha vinto il Premio speciale della Giuria al Premio Letterario Nazionale Nicola Zingarelli 2022. Dal 2019 è rappresentante in Campania dell’associazione I.P.LA.C. (Insieme Per La Cultura).