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Un attimo prima di morire

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    ComunicatiCultura
  • 8 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Di Roberta Verde


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Negli ultimi anni, il colore che tinge Napoli sta virando dall’azzurro al giallo: la città, attraverso una corposa letteratura di genere, sta cambiando pelle, rivelando un’identità nuova, capace di ispirare inattesi scenari. Il giallo tufaceo della roccia partenopea per eccellenza si macchia in questi romanzi di un sangue che non possiede il valore catartico di quello di San Gennaro ma quello inquietante dell’omicidio.

Armando Guarino con Un attimo prima di morire (Homo Scrivens, 2024) fa piombare la città nel mistero. Due morti – un uomo investito e una ragazza che si è suicidata – da inscrivere nel novero degli eventi da archiviare, seppur drammatici. Ma nulla è come sembra, e dietro questi fatti delittuosi si nascondono verità scomode e soprusi. Le indagini, condotte in parallelo, vedono protagonista l’originale coppia formata da Corrado Rota e Susy Scala, duo già apparso ne La solitudine dei corpi (Homo Scrivens, 2023). Rota, ispettore trasferito da Milano a Napoli, si sta adattando alla caotica realtà partenopea, conquistandosi giorno dopo giorno l’affetto e la stima dei colleghi; Scala è invece una giovane psicologa che, come molti suoi coetanei, vive un’esistenza precaria, fatta di collaborazioni a breve scadenza. Nonostante le difficoltà, i due riusciranno a ricreare quella felice alchimia che li aveva brillantemente portati alla soluzione del primo caso (La solitudine dei corpi), riuscendo a scovare i veri responsabili di queste due morti “apparentemente comuni”.

Il romanzo è un buon esempio di moderno thriller, capace di essere contemporaneo e classico al tempo stesso; la suspense è garantita e ogni personaggio si rivela essenziale al funzionamento della storia. Al centro c’è sempre lei, Napoli, che viene studiata e raccontata da varie angolazioni: l’azione si sposta dalla Gaiola alle strade del centro, da Fuorigrotta al Corso Vittorio Emanuele. Le aree interessate sono tante e restituiscono tutta la multiforme vivacità di un capoluogo che “nun stà maje quieto”. Del resto, come scrive l’autore stesso “ci sono tante Napoli, eppure ognuna di esse ha il proprio fascino”. A questa pluralità urbanistica, corrisponde una moltitudine di personaggi che danno vita a un romanzo di evidente impianto corale. Questa molteplicità si rivela al tempo stesso un punto di forza e di debolezza della struttura narrativa: se da una parte restituisce pienamente la stratificata complessità dell’emotività umana, dall’altra non consente al lettore di entrare in piena connessione con la storia e i suoi personaggi. Le voci, i salti temporali, gli spazi sono, forse, troppi e il lettore è costretto a ogni capitolo a interrogarsi su cosa o chi l’autore deciderà di concentrarsi. Questo fa perdere, in diversi passaggi, l’intensa drammaticità delle vicende raccontate. Lo stile è chiaro e coinvolgente e la sensibile attenzione che l’autore ha riservato ad argomenti complessi, hanno portato il romanzo a vincere il Premio speciale della giuria nella sezione “Giallo classico” al Garfagnana in Giallo 2025.

Come anticipato – e del resto lo evidenzia Guarino stesso in esergo – il testo affronta temi di fortissima attualità; primo fra tutti, la violenza sulle donne, ormai una vera e propria piaga sociale. Va, inoltre, riconosciuto all’autore il coraggio nell’aver posto l’accento sulla solitudine esistenziale che caratterizza la vita dei giovani, che lasciano traccia nel mondo solo attraverso sterili e sintetici messaggi sui social. Ma anche i due protagonisti, Rota e Scala, attraversano esistenze difficili: uno nel doversi adeguare a una realtà che non gli appartiene, l’altra nel sentire il peso di un’esistenza priva di un’adeguata definizione professionale e personale. Merita un plauso il modo in cui Guarino è riuscito a parlare della delicata fase dell’autopsia, un momento di cui il mondo dell’informazione parla spesso ma nessuno mostra realmente. Al pari di Alessia Gazzola – autrice de l’Allieva, fortunati romanzi da cui è stata tratta l’omonima serie tv con Alessandra Mastonardi – Guarino fa entrare il lettore negli asettici ambienti dei medici legali dove il cadavere viene scrupolosamente ispezionato. Ma spesso l’asetticità di questi spazi è solo leggendaria; anche lì c’è traccia di calore umano, di quella “speciale connessione” che si realizza tra medico e morto. Il medico diventa una sorta di confessore, in grado di raccogliere il ricordo di quello che è successo a quel corpo un attimo prima di morire.


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